REC Moment #02 – Frankenstein (Mary Shelley)

Ed eccoci giunti al secondo REC Moment.

Passiamo da un ottimo blogger italiano (Gianluca Santini) ad un classico dell’horror: Frankenstein. Il mostro creato da materia inanimata che prende vita grazie ad una forte scarica elettrica è ormai diventato un simbolo horror che supera il semplice “cult”, diventando una vera e propria icona.

Scritto da una giovanissima Mary Shelley nel 1818 e rivisto nel 1831. Si presume che Frankestein sia nato come racconto da una sorta di competizione fra Mary, il marito Percy Bysshe Shelley e altri amici e diventato solo in seguito un vero e proprio romanzo su consiglio del marito.

Quello che mi aspettavo di trovare, leggendo questa pietra miliare della letteratura, era una storia terrificante e parecchio aderente all’immaginario comune relativo a questa storia.

In fondo ognuno di noi si è fatto un’idea di come possa effettivamente esserci scritto in “Frankestein, o il moderno Prometeo”. Ebbene… E’ parecchio differente!

L’unico vero cardine che può dirsi aderente all’idea collettiva è proprio il mostro, il resto dell’intreccio è “inedito”.

Lo stile è passato, ma non ostacola particolarmente la lettura. Presenta un po’ di termini in disuso, ma è quanto mai capibile anche da chi non piace particolarmente addentrarsi nei meandri dell’italiano passato. Senza dubbio un segno di come la lingua si stia modificando per assumere espressioni sempre più semplici e abolendo sinonimi. Punto di riflessione interessante… Ma parliamo della trama!

Mary, l’autrice, non comincia parlando della creatura o del suo creatore, ma parte in modo molto singolare. Uno stile che ricorda le cornici di Boccaccio per il Decameron: lo stile è in prima persona e sono una serie di lettere indirizzata alla sorella del protagonista iniziale, un viaggiatore. Le prime pagine lasciano il punto interrogativo al lettore che si aspetta altro rispetto a racconti di mare, ammutinamenti e cronache di un viaggiatore. La verità è che siamo solo al prologo.

Finalmente, dopo aver introdotto il viaggiatore, le lettere iniziano a parlare di un naufrago, ritrovato fra i ghiacci durante il viaggio. Costui non è altri che Frankestein. Sì, Frankestein, non la Creatura. Molti si confondo, dando il nome all’abominevole essere, dimenticandosi che quello è il nome del creatore! Quindi attenzione! Non cadete anche voi in errore!

Dopo le classiche presentazioni, inizia la storia, raccontata da Frankestein in prima persona, quasi sotto dettatura, scritta dal viaggiatore. Secondo stop: La storia non parte dalla creazione dell’essere, ma dall’infanzia. L’intera vita dello scienziato è messa sotto analisi dai lettori, che imparano a conoscerlo e a stimarlo (o a odiarlo).

Solo dopo parecchie pagine si arriva al momento fatidico.

Da quel momento in poi il creatore sarà braccato dall’orrenda creatura, alla ricerca di risposte sull’esistenza umana, per cercare di capire il suo scopo nel mondo. Non troverà risposte in Frankestein, che lo ripudierà, attirando a sé la furia della Creatura che darà via ad una vendetta tremenda.

Non svelo altro, anche se la trama resta comunque abbastanza semplice, ma con un intreccio molto elaborato tipico di quel periodo storico. Gli stessi personaggi intervengono a più riprese, sparendo a tratti per riaffiorare successivamente, lasciando come unica incombenza la Creatura, onnipresente sul cammino dello scienziato.

Per quanto l’idea di fondo possa essere assimilabile ad un horror, lo stile impostato rende tutto molto lento e i momenti di terrori sono descritti eccessivamente, facendo calare l’attenzione e l’effetto sorpresa. Purtroppo il cinema ci ha abituato ad un tipo differente di “spavento” e oggi quella di Frankestein la etichetterei di più come storia drammatica che come horror.

Le vere sensazioni che lascia non sono di terrore, quanto di amarezza e rassegnazione. Mary Shelley sonda temi difficili come la morte e il senso della vita, rendendoli al meglio e facendo riflettere. E’ uno di quei libri che fa crescere personalmente un individuo e sono contento di averlo letto. Lo consiglio a tutti quelli che vogliono arricchire sé stessi senza spaventarsi troppo.

C’è solo una scena che lascia un senso di inquietudine: Lo scienziato nel suo laboratorio e la Creatura all’esterno con un sorriso diabolico in una notte tempestosa. Qualsiasi sia la fisionomia elaborata dalla vostra fantasia per i personaggi, quella scena lascia un brivido e la vostra mente ci tornerà più di una volta prima di scacciarla.

Buonanotte a tutti.

REC Moment #01 – Piovevano Bombe & Sardegna Gialla (Gianluca Santini)

Dato che si tratta pur sempre di un blog che ha come punto centrale di interesse l’arte dello scrivere, volevo fermarmi qualche volta a parlarvi di qualche cosa che ho letto, magari non troppo famosa e che arriva da ambienti underground simili a quelli dove sto crescendo io, sperando che nel tempo la gente faccia lo stesso anche con le mie creazioni. Quello che non dovete aspettarvi è un voto finale: per evitare contrasti, mi limiterò a descrivere quello che ho provato leggendo i racconti, evidenziandone i punti forti e mostrando i punti deboli, poi sta a voi decidere se leggere o meno quello che vi propongo.

Quella che vado a proporvi oggi è una serie di racconti, nemmeno troppo underground, visto in numero di persone che sono state coinvolte. Si tratta del progetto “Survival Blog“. Un’idea che è nata dal brillante Alessandro Girola, che si basa su un concetto semplice, ma estremamente rivestito di fatti e di situazioni che lo rendono a tutti gli effetti un universo in forma scritta.

L’idea è la seguente: creare, unendo le forze di più blogger, una storia ambientata in un futuro non molto lontano dove il mondo è stato colpito da una misteriosa pandemia chiamata “Pandemia Gialla” che trasforma gli uomini in creature disgustose e facilmente assimilabili agli zombie o (forse anche con maggiori analogie) alle creature del film “Io sono Leggenda”. Attenzione però! Ogni blogger ha delle regole da seguire! Per rendere la storia perfetta bisogna tenere a mente la diffusione del virus in corrispondenza dell’anno in cui si intende ambientare la storia. Oltre a questo, il comportamento degli essere chiamati “gialli” (per via della loro colorazione) dev’essere conforme con quanto stabilito dalle linee guida tracciate da Girola. Il racconto dev’essere sotto forma di post all’interno di un blog (solo al termine della storia il tutto è stato riportato in formato di ebook).

Due dei racconti che sono comparsi seguendo queste linee guida, sono “Piovevano Bombe” e “Sardegna Gialla“, entrambi scritti da Gianluca Santini. Cercando ebook da leggere mi sono imbattuto in questi e il fatto che fossero disponibili gratuitamente mi ha spinto a scaricarli e leggerli.

Il primo che ho letto è stato “Piovevano Bombe”.

Racconto ambientato in Pakistan, dove un ragazzino si trova a fronteggiare la pandemia da solo, armato solo di una pistola con qualche colpo. Per caso, sul suo cammino incontra una ragazza più grande, una reporter in grande difficoltà. Dopo avergli salvato la vita iniziano a viaggiare insieme per le terre desolate, in cerca di riparo e di cibo. Durante la marcia il ragazzo racconterà come ha fatto a trovarsi in quella situazioni, rivivendo brutte sensazioni.

Non racconto altro perchè alla fine c’è un bel colpo di scena, raccontato in modo decisamente originale. Parliamo piuttosto di com’è. Questo è stato il primo racconto del Survival Blog che io abbia mai letto. Sicuramente è un genere interessante che mette i protagonisti in situazioni veramente difficili, dove anche solo trovare un riparo può essere un’impresa. La scelta di usare un ragazzo come protagonista della storia personalmente l’ho visto inizialmente un modo per uscire dagli schemi e il comportamento quasi maturo lascia pensare più ad un uomo che non a un ragazzo, stonando un po’. In verità questa scelta è più che giustificata al termine del racconto, quando tutti i tasselli vanno al loro posto e il passato del ragazzo diventa chiaro. E’ uno stile angosciante che però lascia sempre uno spiraglio da cui prendere fiato. Lo consiglio veramente tanto per lo stile: Molto scorrevole e deciso; rallenta nei punti giusti, accelera nelle situazioni frenetiche, senza dubbio niente da dire sulla tecnica. Le situazioni descrittive sono buone e in certi punti il lettore sente in bocca la sabbia e la polvere del Pakistan. Alla fine di tutto, forse, l’unica cosa che lascia un po’ straniti è la buona stella dei protagonisti che tutto sommato nel loro girovagare rischiano solo relativamente di diventare la cena dei gialli. Decisamente OK la scelta di rappresentare la storia in un luogo abbastanza sottovalutato a livello narrativo, abbandonando la solita metropoli e dedicandosi a qualcosa di più rurale e raffazzonato. A tratti sembra di giocare a Resident Evil 5 (per chi ama il genere) solo con molti meno muscoli e armi a disposizione.

Lo consiglio? Sì, senza dubbio vale la pena di leggerlo, se non altro se vi piacciono i colpi di scena. Se invece siete impressionabili o soffrite d’ansia lasciate perdere anche il secondo che vado a proporvi.

“Sardegna Gialla”

A differenza del primo, questo è ambientato (come capirete dal titolo) in Italia, nella zona di Cagliari e dintorni. E’ una storia divisa in due parti. La prima racconta una storia “possibile”, ovvero con personaggi nati dalla fantasia dell’autore, mentre nella seconda c’è l’autore stesso alle prese col descrivere quello che potrebbe vivere, dimostrando il suo comportamento in situazioni di pericolo.

La prima parte mette in atto il tentativo di sopravvivere di una famiglia in una Sardegna rimasta abbandonata alla furia incontrollata della pandemia. Il fatto che sia inverno rallenta l’azione dei gialli, che restano ugualmente un pericolo per tutti, specialmente se il loro numero è elevato. Il vero protagonista è il padre. Ha una relazione extraconiugale e dall’inizio della pandemia non ha notizie dell’amante. Cercando (con goffi e stupidi tentativi) di tenere nascosta la situazione alla famiglia (più che al corrente, in realtà), si mette alla sua ricerca cacciandosi in parecchi guai. Una storia triste e non particolarmente ricca di colpi di scena, ma raccontata in modo magistrale.

La seconda parte invece vede il girovagare dell’autore nella sua amata Sardegna, ormai devastata. A livello cronologico gli eventi della prima e della seconda parte di “Sardegna Gialla” sono raccontati contemporaneamente e c’è anche un breve momento dove le due storie si incrociano. Un momento che si coglie solo stando attenti a quello che succede nella prima parte e che lascia il sorriso nonostante la situazione non sia proprio “divertente”. La storia evolve complicando le cose in modo incredibile al povero protagonista, che a differenza di “Piovevano Bombe” non sembra mai essere baciato dalla fortuna.

Lo consiglio? Sì, l’uso di un’ambientazione ben conosciuta dall’autore rende lo sfondo realistico quasi al 100%. Le vicende della storia sono interessanti e lo stile narrativo tiene il lettore ben legato alla trama fino alla degna conclusione. Anche in questo caso però, ricordate che si tratta di un genere post-apocalittico decisamente crudo e privo di filtri. Non è un racconto per bambini!

…Non voglio anticipare niente, ma il progetto del Survival Blog mi ha davvero interessato… Potrebbe essere l’inizio di qualcosa anche per me. Stay Tuned!